Closer to the Heart

“You can be the captain, and I will road the chart, sailing into destiny, closer to the heart”

(Rush – Closer to the heart)

Una volta, ero un giovine virgulto con meno artrosi alle mani, mi piaceva indossare anelli. Ne avevo comprati un paio in giro a bancarelle; mia madre me ne aveva regalato uno appartenuto a mia nonna; ne avevo estorto un altro a mia sorella. Ero arrivato ad averne quattro sulla mano sinistra: per il quinto invece, quello che va indossato all’anulare, sono riuscito a fare scappare le poche che negli anni si sono succedute e che si sono dimostrate, per lo meno in prima istanza, interessate a provare a farmelo indossare.

Persa ormai ogni speranza a riguardo, anche se qualcuno mi ha sfidato apertamente “regalandomi” il bouquet il giorno del suo matrimonio con un vero e proprio agguato, stavo perdendo anche la speranza di correre la quinta maratona, per la quale ho dovuto attendere tre anni.

Raggiunta infatti velocemente la cifra di quattro maratone corse negli anni dal 2016 al 2019, è iniziato un piccolo calvario. Nel 2020 è saltato tutto per via della pandemia: non serve ricordarvi che periodo sia stato, ma per noi runner è stato anche peggio, per via del calo di dopamine dovuto all’inattività e quella croce sulla schiena che chi corre ha dovuto portare sul groppone per un bel pezzo, per via della fatalità che il famoso “paziente zero” era anche un maratoneta. Nei primi tempi post primo lockdown, questa casualità amplificata da una parte dei mezzi d’informazione, famelici nella loro caccia all’untore, ha creato una vera e propria fobia verso chi tornava a fare attività fisica: ho visto più di qualche arzilla vecchietta, di quelle che prima incrociavo durante gli allenamenti e mi salutavano sempre, farsi il segno della croce al mio passaggio, o farmi il gesto delle corna, talune attraversare la strada per evitarmi, talune guardarmi con odio.

Nel 2021, invece, il destino beffardo si è presentato in modo inaspettato e nel periodo peggiore. Completata in modo ligio e quasi maniacale tutta la preparazione, dopo l’ultimo lungo prima della maratona sono andato come ogni domenica a pranzo da mia madre. Servita come antipasto, invece della solita carrellata di disgrazie settimanali occorse nel territorio intercomunale, la scoperta che qualche divinità stava punendo la mia scarsa propensione al cristianesimo fissando nello stesso giorno della maratona una simpatica rimpatriata tra parenti, sotto forma di elargizione di un non precisato sacramento ad una mia nipote. Dopo l’iniziale smarrimento e la successiva collezione di epiteti che non riporto perché so che siete tutti timorati del Signore, ho optato per essere presente alla celebrazione perché non sono stato mai uno zio presente nelle vite di comecacchiosichiamanolemienipoti, e non sia mai che possa essere la sacramentata in questione quella che mi pulirà il culo quando sarò un vecchio decrepito.

Quindi, passiamo al 2022. Che è stato un anno in cui ho dovuto curare dolori fisici mangiando arnica a colazione/pranzo/cena, e tutto ciò ha portato ad una preparazione più abbozzata e rabberciata rispetto agli standard abituali. Aggiungiamo i soliti, troppi, molesti aperitivi, e la preoccupazione extrasportiva, ma curriculare, dovuta al fatto che non riesco mai ad avere erezioni accettabili quando ci sono governi di destra: infatti nel periodo Renzi-Gentiloni è stato un disastro.

Comunque, ormai raggiunto l’obiettivo di correre sotto alle 5 ore, ho da un paio di anni la consapevolezza che riesco a correre comunque sotto un certo tempo, che corrisponde al personal best di Silvio. Perciò, forte di quaranta fottuti anni di amicizia mi offro di fargli da lepre, non considerando che forse a lui ripetere continuamente la frase “quest’anno faccio il personal best!” è, più che autismo latente, di sicuro una prospettiva che alletta, ma non così tanto. Perché avere qualcosa a cui anelare è benzina per alimentare il fuoco delle buone intenzioni, ma il tutto poi si scontra con la nuda realtà fatta di allenamenti dozzinali molto più abbozzati dei miei, mondiali di swim run che sono durati 5 ore di cui 4 ore e 30 passate su una barca dell’organizzazione, problemi perenni legati a fisico e messe comandate, girovita intenso, alimentazione disordinata, tachicardia, ginocchio della lavandaia.

Se correre mi ha insegnato qualcosa, è che fare scarsi allenamenti porta a scarsi risultati. E quest’anno siamo stati così pietosi che sono arrivati prima di noi: uno che correva vestito da Ghostbuster, una dark svizzera vestita come una dark svizzera, uno con un megafono con cui ogni 100 metri incitava gli altri a correre, tutti i pacers compresi nell’intervallo 4 ore 30 minuti – 5 ore 30 minuti, nonne, bisnonne, moltissima gente che marciava, obesi, due culone svedesi, e molti altri che non ricordo ma che ci avranno sicuramente superato. Ma soprattutto sono arrivati prima coloro che soffrono della “sindrome dell’esame universitario”: tutti che arrivano impreparati, e come agli esami prendevano minimo 27, una maratona la correranno sicuramente sotto le 4 ore. Quindi se lo scopo dichiarato della nostra epica impresa di correre sotto le 5 ore e 18 minuti era raggiungere milioni di persone e farle emozionare, dispiace ma non era questo l’anno giusto e toccherà aspettare un’altra volta.

In questi ultimi giorni ripenso a questo anno passato lasciandomi scivolare addosso, passo dopo passo, la milionata di metri che ho macinato: un bozzolo rassicurante, una confortante insensibilità, qualcosa che inizia però a non bastarmi più come obiettivo. E sono qui che rifletto se abbia senso preparare e partecipare all’ennesima maratona vista la altissima probabilità di crollare come di consueto al venticinquesimo chilometro: che alla Venice Marathon corrisponde a Mestre, ridente cittadina di cui Silvio non ha mai goduto della incredibile vita notturna, a suo grandissimo torto, e quindi giustamente gli fa lo stesso effetto deprimente che il lavoro fa a Salvini. Confucio diceva che in qualsiasi direzione si vada bisogna farsi guidare dal cuore, e io non mi sono mai risparmiato, tralasciando però un mucchio di orizzonti diversi, dove ora ho voglia di farmi guidare.

Scritto da Zambo

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