Brivido Caldo Romagnolo

Non faccio gare dal settembre del 2022. Nemmeno l’anno del Covid è stato così scarso in termini di iscrizioni; un ginocchio malandato, qualche chilo preso a causa dell’inattività, un colpetto della strega tanto per gradire, senza parlare dei sostanzialmente infiniti impegni sportivi dei figli nei weekend, che la domenica libera, a quel punto, può ben valere una dormita, hanno sostanzialmente spazzato via quel che rimaneva della forma pazientemente costruita negli anni restituendo al mondo quel cinquantenne cicciottello che promettevo di essere a quarant’anni.

A parte il fatto che in mezzo ho scoperto lo swimrun e le persone che lo praticano.

Sicché, anche se non nuoto e non corro come si deve da ormai mesi, decido di accompagnare il Bubu a Milano Marittima dove Pelo e i suoi organizzano ormai da qualche anno “Breeze Swimrun Nordico Romagnolo”. Purtroppo o per fortuna, di breeze non c’è stato molto: anzi, faceva pure caldo.

Nonostante il curriculum (faccio abbastanza fastidio come swimrunner, è vero, ma è oggettivo che qualche medaglia da finisher di garetta impegnativa me la sia portata a casa) decido di orientarmi per la distanza “Pory Vecioty” ufficialmente chiamata Promozionale Esperienziale che prevedeva qualcosa come 2,5 di nuoto, 7 di corsa divisi in qualcosa come 7 frazioni di varie misure. La storia dirà che ho fatto bene, anche se tutti gli amici e i conoscenti non hanno fatto mancare i “ma no, ma dai!”

Il copione è quello già rodato: ore 4.00 a.m. sveglia, ore 5.00 a.m. si sale sulla Bubu Mobile, verso le 7.30 a.m. siamo in Romagna in un’atmosfera un pochino Felliniana (per quelle tre cose che ho visto io di Fellini, capiamoci): un po’ malinconica, un po’ bello finché dura.

Nelle gare c’è sempre la parte bella prima: i sodali di ormai tante gare che si confrontano principalmente sugli acciacchi (almeno Alberto, Stefano, Bubu ed io abbiamo fatto così), quelli forti, tipo Tommaso, che ha già la faccia da “vena chiusa” di chi vuole vincere, e quelli che “Non sei venuto a quella che ho organizzato io” perché nello swimrun siamo praticamente una confraternita dove gli unici che non organizzano una gara siamo Bubu ed io che non abbiamo niente dove nuotare per centinaia di km. Ma come si diceva lo scorso anno, senza i Bus Brothers in fondo alla classifica, la gara non è convalidabile, per cui siamo piuttosto considerati nell’ambiente.

Poi, una volta scelto l’outfit migliore per evitare di venire male nelle foto (io ad esempio ho un pessimo body a righe verticali che non mi stava bene nemmeno quando ero magro), si parte tutti assieme. Quindi io e il mio Bro ce ne stiamo nelle retrovie abbastanza sereni per tutta la prima parte di corsa. Io soffiando come una vecchia “Vacca Mora”, lui tutto sommato sereno come non lo avevo mai visto prima.

Immagine per spiegare la Vacca Mora ai non veneti

Ma almeno, mi dico, non mi fa male la schiena a correre e il ginocchio non sembra dare nessun fastidio. Durante i primi due km si valuta l’attrezzatura dei compagni di viaggio: Pullbuoy enormi, che avrebbero tenuto su Kate e Leo insieme dopo il naufragio del Titanic, palette grandi come le tavole della legge di Mosè… insomma, tanta roba che boh!

Fatto sta che tutti sono arrivati prima di noi, per cui hanno sicuramente ragione loro. L’unico che ha motivo di parlare è il povero Stefano che si è dimenticato in borsa il Buoy… che seccatura. Pensare che è il mio incubo ricorrente: arrivare in start-line in mutande, senza il materiale obbligatorio e magari in leggero ritardo.

Alla prima nuotata mio fratello mi semina. Doveva andare così!

Io sono completamente fuori fase rispetto al nuoto in acque libere quindi continuo a fermarmi per pulire gli occhialini, per cercare la boa, per riprendere fiato. Il bagnino sul SUP si preoccupa e mi chiede se serve aiuto, sorrido in modo convincente che no, non c’è problema.

Fatto sta che ad un certo punto, non ho idea in termini di metri quanto dopo, esco dall’acqua e me la cammino sulla spiaggia. Non sono ultimerrimo, ma poco ci manca. Ci fanno fare uno spettacolare giro dentro ad un Grand Hotel in disuso. Proprio dentro: si passa per la hall, forse per la sala da pranzo, si scendono le scale dell’ingresso. Un po’ Fellini, un po’ La Grande Bellezza. Che figata pazzesca.

Poi lungomare per un po’ di km con la vita che ha iniziato a girare. Stamattina era ancora semideserto alle 9.00. Li faccio con una signora che è un po’ in ansia per il percorso: “sarà di qua?” “sarà di là?” “ma sei sicuro?”

Fatto sta che finché sta con me non si perde. D’altro canto, usciti dalla seconda nuotata, mi prendono i primi crampi alle gambe, per cui stare con me, pora donna, non era più possibile. E infatti si è persa. Vedi che ad essere misericordiosi ci si guadagna sempre?

Vabbè. Io mentalmente sto talmente bene e sono così contento di avere ancora un paio di persone dietro, che per un attimo, ma veramente per lo spazio di un fugace pensiero stupendo, mi viene voglia, uscito dalla terza e ultima nuotata, di imboccare la deviazione per il percorso lungo e provare a riprendere Bubu che oramai è fuori orizzonte da un bel po’. Dura niente! Teniamoci le belle sensazioni, mi dico, e portiamole a casa come buoni propositi per ricominciare.

L’arrivo lo vedo là in fondo: non c’è un accoglienza particolarmente elaborata, di fatto non siamo “la gara”. Ma c’è la medaglia, l’acqua, la ragazza che sorride, qualche fetta di crostata e una playlist anni ’70-’80 che contiene almeno 4 pezzi dei Fleetwood Mac; alla fine la semplicità è forse il modo migliore per fare festa tutti assieme.

Mi cambio e aspetto Bubu. Arriverà, da suo pari, a pochi minuti dal tempo massimo, accolto dalla solita ovazione, come un vincitore, come IL Vincitore. Silvio è un supereroe! Quando lo swimrun se ne accorgerà, avrà migliaia di partecipanti che lo vorranno emulare. I negozi saranno pieni di body senza fondello para-coglioni, di mezze mute in neoprene. Anche il negozio sotto casa avrà il pullbuoy che si aggancia alla gamba, i preti potranno sposarsi ma soltanto ad una certa età. Scusate, mi sono fatto prendere dall’entusiasmo.

Comunque pensateci: tutti in start-line, a chiedersi, come noi, dove diavolo troviamo ancora l’incoscienza di iscriverci a queste follie!

Noi stiamo anche facendo un’altra gara: Il nostro Occhio al Nikio. Sentitevi parte, vincete con noi!

credits: nella foto di copertina: Andrea “Pelo” Di Giorgio, gurissimo dello swimrun

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